Il recupero dei materiali definibili come «rifiuto» o «scarto di lavorazione» è noto da molti anni e costituisce uno dei punti cardini della salvaguardia dell’ambiente universalmente riconosciuti. Si trovano comunemente esempi di recupero di materiali, a partire dall’estrazione di metalli nobili per i prodotti dell’elettronica, fino al vetro nel campo alimentare.
Nel settore delle Costruzioni, già da alcuni anni si è iniziata l’attività di reimpiego di alcune tipologie di materiali provenienti dagli scarti di
lavorazione, anche se in particolare ci si è concentrati sul materiale «calcestruzzo da demolizione».
Anche in questo caso, tuttavia, si conferma che l’impiego di materiali di recupero per quanto attiene alla confezione di calcestruzzi «a prestazione» è sostanzialmente circoscritto al
calcestruzzo da demolizione, mentre l’apporto ad esempio di materiale proveniente da macinazione di fresato di asfalto è ridotto all’1%.
Un esempio tipico di un rifiuto speciale convertito in aggiunta è rappresentato dalle ceneri volanti, ovvero il sottoprodotto della combustione del carbon fossile
nelle centrali termoelettriche, ed è rappresentato da una polvere finissima che viene catturata tramite appositi filtri.
Negli Anni ‘50 era ancora smaltita tramite discariche speciali, in quanto particolarmente ricca – oltre alla silice, all’allumina e all’ossido di ferro - di metalli pesanti quali il piombo,
cromo, zinco ed altri.
La scoperta del miglioramento di alcune caratteristiche fisico-meccaniche del calcestruzzo ha permesso di passare da una necessità di smaltimento al suo recupero sia come materiale a sè, sia come aggiunta nella composizione di cementi particolari (ad esempio i Pozzolanici).
Quali sono i criteri di scelta nella selezione dei materiali di recupero?